Il Pettirosso e la Paradisea
 



C’era una volta un uccellino che se ne andava in giro ammirando le meraviglie del mondo. Non si preoccupava molto di cosa cercasse ma si divertiva ad esplorare nuovi luoghi.



Un bel giorno, nel fitto di un bosco si volta indietro e vede un’uccellina meravigliosa dal lungo piumaggio tutto colorato, qualcosa che non aveva mai visto prima. Lei lo guardava e lui rimase incantato dalla sua bellezza.



L’uccellina gli chiede: dov’è che te ne vai? Perché non segui me ed io ti mostro i miei dintorni.
Perché inviti me a seguirti? Io non so neanche bene chi io sia e tu mi lasci senza parole per la tua bellezza, rispose l’uccellino.
Lei si avvicina, gli carezza le piume e dice: vedi, tu sei un Pettirosso e sai bene come volare, io sono una Paradisea e ci possiamo aiutare a vicenda. Io vorrei costruire un nido e tu mi puoi aiutare.
Sì è vero che io so volare e sono disposto ad aiutare a costruire un nido.

Prendono il volo insieme ma ad un tratto scorgono un falco che volava in alto sopra di loro e la Paradisea disse: io non ho paura dei falchi però devo stare attenta perché a loro piace rubare le mie piume. Il Pettirosso fu svelto ad attirare l’attenzione del falco su di sé, cosicché la Paradisea poté rifugiarsi tra i rami di un albero, e lui dando prova della sua agilità riuscì a sfuggire all’inseguimento del falco che presto se ne andò via. Quando il Pettirosso raggiunse la Paradisea, questa gli disse: vedi quel tronco cavo laggiù? Io alloggio lì e tu vienimi a trovare quando vuoi.



Il Pettirosso si sentì pieno di gioia perché la Paradisea gli prestava attenzione e decise di cercare di fare del suo meglio. Quando tornò a trovarla, la Paradisea gli disse che voleva volare fuori dalla foresta e andare a vedere l’oceano che non aveva mai visto. Giorno dopo giorno, i due uccellini insieme volarono sopra valli e colline ed il Pettirosso fu sempre più entusiasta della nuova compagnia. Un giorno poi si avventurarono fino all’oceano dove una dolce brezza spirava e le onde del mare carezzavano gentilmente la spiaggia. Il Pettirosso era felice.



Come ti dissi, io voglio costruire il nido, mi aiuteresti? chiese un giorno la Paradisea, ed il Pettirosso non ci pensò su. Volò avanti e indietro instancabile dove sapeva che poteva trovare i rametti e gli sterpetti e presto fatto, il nido fu pronto.

Alcuni giorni dopo, il Pettirosso torna a trovare la Paradisea la quale gli dice: Pettirosso, io ti ho mostrato chi tu sia e ti ho mostrato ciò che sei capace di fare, tu sei un Pettirosso ed io sono una Paradisea. E’ ora giunto il momento che tu ti unisca ai tuoi simili e che io aspetti che giunga il mio compagno. Vedendo quanto il Pettirosso si fosse rattristato, la Paradisea aggiunse: mi spiace molto che tu ti senta così ed il Pettirosso le rispose: io mi sento così come tu mi fai sentire.


Il Pettirosso era sperso e con il cuore infranto divenne così triste che non voleva più mangiare. Non sapendo dove andare, volò via fino a ritornare alla casa dei suoi familiari.



Quando vi giunse era debole e malconcio. Suo fratello ed i suoi genitori lo accolsero con tanto calore e gli dissero: è appunto vero che tu sei un Pettirosso, il tuo cuore è gentile, tu sai come volare e presto imparerai ad esser felice.



Lo nutrirono e rincuorarono e ogni giorno gli parlavano fino a che il Pettirosso si rimise in forze, tornò in forma e finalmente capì. 
Ciò che ci accade fa parte dell’esperienza la quale giorno dopo giorno ci cambia ed è nostro compito saper cogliere il buono di ogni momento e far sì che quei cambiamenti ci portino ad essere sempre più belli, proprio come la Paradisea.


  

                                                                                   Roberto Bomprezzi
                                                                              disegni di Agnese Tomassi








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